| Capitolo 2 -I'm fine baby, how are you?
"Ottà, ci sei?" era venerdì, ed erano tutti seduti in relax, ognuno intento a studiare le proprie canzoni. Il giorno dopo ci sarebbe stato lo speciale, e finalmente si sarebbero esibiti per la prima volta. Gli occhi di Carlo erano puntati sul suo compagno di squadra Ottavio, che con le cuffie nelle orecchie rifletteva su qualcosa..
I'm fine baby, how are you?
Così faceva un verso della canzone che stava preparando. In quel momento, nella sua mente, c'erano solo quelle parole? Come stava lei?L'aveva vista strana all'ultima lezione, quasi triste. Era successo qualcosa di sicuro. In una settimana che era nella storia, aveva imparato a conoscere la sua insegnante, e sapeva capire quando era totalmente via con la mente e quando invece era presente. "Terra chiama Ottavio.. ehi, mi senti?" finalmente, Carlo riuscì ad ottenere l'attenzione del suo amico. Ottavio, difatti, aprì gli occhi e incrociò quelli del suo compagno, che lo guardava come contrariato "Pensavo ti fossi addormentato.." "No no.. riflettevo soltanto.." rispose lui, in un fil di voce, togliendosi le cuffie e continuando a guardare un punto indefinito della stanza "Ti ho visto strano questi ultimi giorni.. è successo qualcosa?" ma Ottavio si affrettò a scuotere la testa, alzandosi dal divano sul quale era seduto. "Vado un attimo in bagno.. torno subito.." disse dopo, aprendo la porta e uscendo in corridoio. Passò davanti alle varie sale.. quella di canto dei verdi, dove Rudi seguiva Castelluzzo.. quella di canto dei blu, dove Mara Maionchi si dannava contro Gerardo Pulli per insegnargli l'intonazione.. le tre sale di canto.. infine, la sala professori.. stava per superarla, quando una voce, quella voce, lo costrinse a fermarsi. "Ti ho già detto che non mi interessa.. Il fatto che tu sia tornato, non ti autorizza a rovinare la mia, di vita.." pausa. Probabilmente il suo interlocutore le stava rispondendo. Il ragazzo continuò a rimanere in attesa.. poi, ancora : "No, perchè tu non puoi immaginare quanto male sono stata, d'accordo? Sei libero di vedere tuo figlio Marco, ma per quanto riguarda me, devi lasciarmi in pace.. Non voglio più aver nulla a che fare con te.." poi, più nulla. Probabilmente, aveva riattaccato. Più nessun suono giungeva alle orecchie del giovane. Poco dopo, però, avvertì un rumore di passi e si scansò velocemente dalla porta, nascondendosi dietro il muro, appena in tempo per vedere Grazia uscire dalla sala professori, sbattendo la porta. Tirava su col naso, mentre con il dorso della mano si copriva la parte inferiore del viso. Ottavio riuscì a vedere le lacrime che le sgorgavano sul viso mentre entrava nelle toilette dedicate agli insegnanti. Ciò che era riuscito a comprendere da quella discussione era che il marito di Grazia, che anni prima doveva essere andato via di casa, era ritornato. Cosa voleva da lei, iniziò a chiedersi il ragazzo.. Ma poi, sviò i pensieri. Era la sua insegnante, dopotutto, non poteva comportarsi in quella maniera. L'unica cosa che fece, fu prendere un bigliettino e scriverci il suo numero, solo il suo numero, senza scrivere che era suo. Silenziosamente, senza farsi vedere, entrò nella sala professori e fece scivolare lentamente il bigliettino nella sua borsa, per poi uscire e ritornare in sala relax. "Allora? Perché ci hai messo tanto?" domandò preoccupato Carlo, quando fu rientrato "Ho riflettuto un po'.." La prossima volta che vuoi riflettere, potresti avvertirmi? Sai com'è, mi sono preoccupato per la tua incolumità, amico.." e gli diede un'amichevole pacca sulla spalla, mentre Ottavio sorrideva inespressivo.
"Perché sei tornato? Mi sembrava di essere stata chiara quando hai deciso di scappare con Luciana.." Grazia, le braccia incrociate, era appoggiata al bancone da cucina e lo guardava, come al solito,comportarsi da padrone. Era seduto su una sedia, i piedi sul tavolo, e una sigaretta accesa, pur sapendo benissimo che a lei aveva sempre dato fastidio che lui fumasse in casa "Non temere.. Io sono tornato per Marco.. per null'altro.." "E allora perché sei qui a casa? Lui è appena uscito per andare a scuola.." lui si alzò, avvicinandosi a lei e guardandola fisso negli occhi, mentre lei sosteneva quello sguardo con determinazione "Perché anche se non siamo più sposati, tu devi continuare a darmi rispetto.." le afferrò il braccio, con forza "Sono stato chiaro?" ma lei non rispose, continuando a guardarlo con meno sicurezza di prima.
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